La curva di covid-19 tra lingua e immagine
La società contemporanea basa sempre di più le proprie pratiche culturali sulla comunicazione visiva (cosiddetto pictorial turn, v. Stöckl 2004, p. 64). La rappresentazione mediatica degli oggetti della realtà non è fondata soltanto sull’elemento linguistico, ma sull’interazione e sulla compenetrazione di due codici, quello verbale e quello iconico che, presi insieme, generano un significato congiunto. Non fa eccezione nemmeno la costruzione semantico-discorsiva della pandemia, in cui parole e immagini sono strettamente connesse e complementari, nonché ampiamente interferenti. La locuzione appiattire la curva, penetrata nel linguaggio comune fin dalle prime settimane della diffusione di covid-19, fornisce un esempio paradigmatico del reciproco influsso dei codici verbale e visivo nella rappresentazione mediatica della pandemia.
All’inizio era un’immagine
Già nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria, per raffigurare l’andamento del contagio nei termini numerici della popolazione colpita, la maggior parte dei media adotta a livello internazionale lo stesso tipo di immagine, quello della curva matematica. I dati statistici sul numero delle persone colpite da covid-19 vengono riportati su un piano cartesiano attraverso un sistema di coordinate in cui l’ascissa (asse orizzontale) rappresenta lo sviluppo cronologico della pandemia e l’ordinata (asse verticale) le persone interessate, siano esse i “positivi”, i pazienti in ospedale (sottoposti o meno a terapia intensiva), i guariti e/o i decessi. Come ha osservato Jacobi a proposito della Francia, la pubblicazione incessante e quotidiana della curva pandemica da parte di giornalisti, virologi e politici ha finito col diventare una sorta di “rima visiva” del discorso pubblico e mediatico, che ha attualizzato quest’immagine regolarmente come se si trattasse di un fumetto a puntate (Jacobi 2020). Se la curva a cui ci si riferisce con l’espressione appiattire la curva altro non è se non la curva esponenziale con cui è stata rappresentata graficamente la diffusione del contagio tra la popolazione in funzione del tempo, è legato ai social media l’altro costituente della locuzione in esame, ossia il concetto di “appiattimento” della curva in questione. Il 28 febbraio 2020 Drew Harris, professore associato del Thomas Jefferson University College of Population Health, ha ripubblicato su Twitter una propria immagine di una curva pandemica realizzata ben 13 anni fa per un documento dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) statunitensi, aggiungendovi però una linea orizzontale tratteggiata per rappresentare la capacità di risposta dei sistemi sanitari all’evoluzione del contagio: una curva più alta della linea rappresentante la tenuta del sistema ne evidenziava graficamente il collasso. Un ruolo determinante alla diffusione del grafico, e della locuzione relativa, va però attribuito a Siouxsie Wiles, docente presso l’università di Auckland e divulgatrice scientifica che – l’8 marzo 2020 – ha lanciato su Twitter e sul sito neozelandese The SpinOff una gif basata sul grafico di Harris per evidenziare graficamente l’urgenza di mantenere la curva pandemica al di sotto della linea di resistenza del sistema sanitario (cioè appunto “appiattirla”) per garantirne la tenuta (v. Serra 2020).
Dall’infografica al linguaggio
Appiattire la curva costituisce quindi un caso interessante di costruzione comune del significato nella rappresentazione mediatica della realtà attuale: un concetto tecnico quale l’andamento esponenziale del contagio in una pandemia si esprime in un’immagine divulgativa (nella fattispecie un grafico, appartenente alla categoria delle cosiddette “immagini logiche” secondo la ripartizione di Stöckl 2004) che poi, con l’ausilio dei meccanismi di circolazione virale dei contenuti propri della società della comunicazione contemporanea, si trasforma in uno strumento di comunicazione nelle mani di politici e giornalisti fino a filtrare nel linguaggio comune.
Certo la rappresentazione grafica dell’andamento di un fenomeno mediante una curva matematica non è di per sé un fatto nuovo né tantomeno specifico della pandemia. A rigore anche l’espressione appiattire la curva non può essere considerata un neologismo, essendo già attestata in epoca pre-covid sulla stampa italiana, per quanto solo in maniera molto sporadica ed esclusivamente in contesti di tipo economico-finanziario (ad es. “il quantitative easing ha avuto un notevole successo, riuscendo ad appiattire la curva dei rendimenti”, 26 agosto 2009, La Stampa, o anche “lo scenario economico sia europeo che degli Stati Uniti , continuamente minacciato da queste oscillazioni valutarie, ha finito con l’appiattire la curva dei tassi”, 2 settembre 2010, Corriere della sera). È pero innegabile che la “popolarizzazione” della locuzione appiattire la curva e la sua penetrazione nel linguaggio pubblico, giornalistico e poi comune sia legata al contesto della pandemia in atto. È infatti solo a partire da marzo 2020 che si moltiplicano le attestazioni della locuzione nella stampa generalista, dapprima con l’ausilio di virgolette e parafrasi tipiche dell’introduzione di concetti nuovi e delle strategie di divulgazione del discorso giornalistico (“Coronavirus: che cosa vuol dire «appiattire la curva»”, 12 marzo 2020, Focus; “Le misure di distanziamento sociale servono ad «appiattire» la curva dei contagi, facendo in modo che il picco si presenti più tardi e con una altezza inferiore”, 20 marzo 2020, la Repubblica), poi in maniera sempre più diffusa (“le priorità del governo ora sono di incrementare i tamponi, di appiattire la curva del contagio e di preparare nuove strutture ospedaliere”, 28 marzo 2020, Corriere della sera; “se non si riesce ad appiattire la curvadei contagi entro due settimane gli ospedali potrebbero essere saturi”, 6 luglio 2020, la Repubblica ecc.).
Il lessico internazionale di covid
La pandemia da coronavirus non si è dimostrata tale solo dal punto di vista medico-sanitario, ma anche da quello linguistico: se il virus non si è fermato davanti ai confini nazionali, altrettanto si può affermare a proposito del suo lessico. L’incalzare del contagio ha comportato la necessità a livello globale di denominare parallelamente nelle rispettive lingue fenomeni e comportamenti analoghi o poco diversi l’uno dall’altro, parole e concetti che sono rimbalzati in tempo reale da un paese all’altro influenzandosi reciprocamente, sdoppiandosi e rimodulandosi di continuo (cfr. Pietrini 2021, pp. 18-19). Alle spalle dell’italiano appiattire la curva si cela infatti l’angloamericano flatten the curve, vero e proprio internazionalismo della pandemia, intendendo per internazionalismo un prestito adottato in maniera parallela da lingue diverse. Non è un caso infatti che la stessa espressione si riproponga un po’ in tutte le lingue con un significato analogo, anche se non sempre nella stessa forma. Mentre sia l’italiano che il francese scelgono la via del calco linguistico, ossia della riproduzione mimetica del forestierismo con materiale autogeno, “traducendo” e riproducendo nelle rispettive lingue l’espressione inglese (che in francese diventa aplatir la courbe), il tedesco, pur utilizzando talvolta il corrispondente die Kurve verflachen, preferisce di gran lunga l’originale non adattato, che diventa anche trending topic su Twitter il 20 marzo 2020 con l’hashtag #FlattenTheCurve. E non è un caso che anche l’Oxford Dictionary abbia introdotto proprio flatten the curve tra le parole dell’anno 2020 – un anno “senza precedenti” (an unprecedented year) impossibile da rappresentare in un’unica parola – con la seguente definizione:
“to take measures designed to reduce the rate at which infection spreads during an epidemic, with the aim of lowering the peak daily number of new cases and extending the period over which new cases occur.”
(2020 Words of an unprecedented Year, Oxford English Dictionary, p. 35)
Si compie così il percorso di una nuova espressione linguistica che, nata da un’immagine di divulgazione scientifica, entra nella lingua in concomitanza della pandemia per indicare un insieme di provvedimenti destinati a contrastarla. Solo il futuro potrà dirci se, a pandemia passata, il termine riuscirà a estendersi a contesti diversi per restare nell’uso vivo della (nostra) lingua.
Testi citati
Daniel Jacobi (2020), L’iconicité du Covid-19 ou le jeu des émotions dans les courbes mathématiques, “Ocim Info”, Distances.
Daniela Pietrini (2021), La lingua infetta. L’italiano della pandemia, Roma, Treccani.
Debora Serra (2020), Appiattire la curva, ovvero l’importanza di essere chiari, “Scienza in rete”, www.scienzainrete.it.
Hartmut Stöckl (2004), Die Sprache im Bild – Das Bild in der Sprache. Zur Verknüpfung von Sprache und Bild im massenmedialen Text. Konzepte, Theorien, Analysemethoden, Berlin, de Gruyter.